LA PSICANALISI SECONDO |
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"TU PUOI SAPERE" |
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Questa pagina è proprio un inizio. Vi enuncio la mia posizione nella psicanalisi, brevemente come su un biglietto da visita. Il filosofo prescientifico si meravigliava di fronte “alle meraviglie del creato”. L’incipit della Meccanica del Corpus aristotelicum recita: thaumázetai ton men katà phúsin sumbáinonton, “ci si meraviglia di quel che accade in natura”. Ancora oggi qualche uomo di scienza si meraviglia della facilità con cui la natura risponde e corrisponde alle nostre elucubrazioni matematiche. Il punto critico è che in epoca scientifica la meraviglia è un falso sentimento. Spiego perché. Il filosofo prescientifico ha diritto a meravigliarsi dei fenomeni naturali, perché nella filosofia antica l’essere precede il sapere. Con il sapere il filosofo scopre l’essere che è già lì fuori di lui, pronto a essere scoperto, e la scoperta lo meraviglia. Questo schematismo decade in epoca scientifica. Modernamente l’essere non è più un dato a priori. L’essere moderno è a posteriori rispetto al sapere: a cominciare dall’essere del soggetto e a finire all’essere degli oggetti. Il soggetto cartesiano è il prodotto del dubbio, che è una forma debole di sapere; l’oggetto è il prodotto della categorizzazione epistemica dell’oggetto überhaupt, secondo Kant, dell’infinito, secondo Sciacchitano. "Tu puoi sapere", perché il sapere ti ha portato all'esistenza. Pertanto, un'esistenza epistemica non deve più meravigliarsi che le cose accadano, addirittura che accadano in conformità a certe leggi matematiche, perché le cose sono le immagini del sapere (che in generale non sappiamo di sapere, cioè è inconscio), accumulato in decimillenni di evoluzione biologica e qualche secolo di evoluzione culturale, che ha portato tutti noi ad esistere nella nostra diversità. L'energia, che l'esistenza epistemica distoglie dalla sterile meraviglia, può essere dedicata alla cura della propria libertà. Vale ancora in epoca moderna l'insegnamento stoico: libertà non è poter fare quel che si vuole, ma volere quel che si può. All'insegnamento stoico la saggezza cartesiana aggiunge un codicillo non poco rilevante: la libertà dell'uomo è la libertà di pensiero. E' una libertà infinita, insegna Cartesio nella Quarta Meditazione: è la libertà di poter pensare l'infinito all'infinito. E poi sommessamente insinua un dubbio tra le righe: "Ma lo vuoi veramente? Vuoi veramente pensare all'infinito?" La risposta è scontata per l'analista. Il soggetto resiste alla scienza. La volontà di ignoranza lo riacciuffa appena si sporge di poco al di là dell'"ermo colle". L'esperienza d'analisi insegna che l'inconscio non rimane a lungo aperto sull'oggetto infinito. Presto si rincantuccia nelle convenzioni sociali e di buon senso, che non vogliono sentir parlare di infinito. Il buon senso non è mai stato moderno. Se un certo Sciacchitano, allora, cerca la teoria scientifica della psicanalisi, la ragione è che è moderno. Non ha altre presunzioni che di essere moderno, pensando l'oggetto infinito in psicanalisi. Non presume di insegnare nulla a nessuno. La psicanalisi alla Sciacchitano è una delle forme che la psicanalisi può assumere in epoca moderna. E' una psicanalisi tra le tante pensate e praticate in modo libero – vorrei dire liberale – fuori da ogni condizionamento magistrale, ma dentro al legame sociale con altri analisti. Le psicanalisi sono tante quante le possibilità di pensare l'infinito. Non dico una spiritosaggine: esistono psicanalisti che sono su posizioni simili a quella di Sciacchitano. La loro comunità è una comunità di pensiero orizzontale. Non ruota attorno a fulcri magistrali. Questo sito è dedicato a loro. Milano, 6 luglio 2011
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SAPERE IN ESSERE | |||